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BUDAPEST E IL PAESE MAGIARO
Finalmente dopo vari decenni sono riuscito a coronare un sogno di gioventù.
Erano gli anni dell’immediato dopo guerra, nella ditta dove lavoravo c’era un anziano, più vicino
ai settanta che ai sessanta, tutto sale e pepe come i suoi lunghi baffi, Luigi Tosolini di Feletto, 
detto “Vigj campanel”. Quando noi ragazzi non filavamo diritti, l’urlo di Vigj ci rimetteva in
ordine. Durante la pausa meridiana, allora diventava più “mugnestri” e seduti in circolo
ascoltavamo i suoi racconti di gioventù, vissuti sulle rive del Danubio e precisamente a Budapest.
Ci raccontava di donne meravigliose, di palazzi alti fino a 10 piani, del metrò che passava sotto il
fiume il quale era largo “come di Felét a Culugne”, attraversato da immensi ponti sospesi
sull’acqua. 
La guerra del 15-18 interruppe purtroppo questa bella esperienza del nostro Luigi, costretto a
rientrare in patria, vestire il grigioverde e andare sul Carso a sparare sui cari amici ungheresi che
lui ci garantiva più bravi degli italiani, perché sapevano tutti leggere e scrivere, mentre i nostri,
coetanei di Luigi sì e no appena il 50%. 
Anche io come Vigj dovetti andarmene per il mondo per 35 anni, però di tanto in tanto mi
risuonavano nelle orecchie le sue parole, i suoi racconti, allora sentivo un desiderio prepotente di
visitare questo popolo, nonostante avessi avuto modo dì vedere e conoscere tanti paesi, fra altri mi
mancava anche il paese magiaro. La proposta di “Onde Furlane” è arrivata al momento giusto,
eccoci alla partenza. 
Sono le 6,30 di lunedì 10 settembre 1990, giornata splendida anche perché l’estate di quest’anno è
stata avara di pioggia. Il paese è ancora immerso nel silenzio, sulla provinciale passa qualche rara
auto. Mia moglie ed io siamo i primi sui gradini del bar “da Alfredo”, con i nostri bagagli in attesa
del pullman, seguiti a ruota dalla coppia Totis. 
Bepi ci racconta che la mattina del giorno prima ha fatto in  bici: Martignacco-Bovec (Jugoslavia)
via Caporetto, tot. km. 166,  alle 11.oo era già di ritorno a casa. Al grido di meraviglia di Fidelma
risponde, con la sua proverbiale allegria: “O soi lat par tignimi in forme, e j’e une robe di nie”.
Nel frattempo è arrivato tutto il gruppo dei mirtignacchesi, le due coppie Basaldella e Pretto, non
ultima l’Aurora che è la simpatica mascotte del gruppo, beata lei che non è arrivata ancora agli
“anta”. 
Ecco che con precisione cronometrica arriva il pullman, Elio, l’autista gentilmente ci aiuta a
caricare i bagagli e un quarto d’ora dopo ci fermiamo in Via Volturo di fronte alla nostra radio per
caricare la maggior parte dei partecipanti. Vi sono rappresentati tutti i ceti sociali, c’è il
rappresentante, il libero professionista, c’è l’artigiano, l’insegnante, l’operaio, la casalinga, il
pensionato, c’è pure la coppia di sposini freschi freschi ancora caldi! Il pullman si muove.
Partiamo, sono le 7,30, direzione Tarvisio. 
L’autostrada dalla Stazione di Carnia in poi è un gioiello d’ingegneria del cemento armato. 
Dopo un’oretta di viaggio ci rendiamo conto che i  47 componenti del gruppo per la maggior parte
mai conosciutisi prima, familiarizzano fra di loro con facilità straordinaria, compreso il
sottoscritto, creando un’atmosfera allegra e spensierata che ci accompagnerà per tutto il viaggio,
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