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DUE LUNGHI FINE SETTIMANA A ROMA
Ecco che è venuta anche l’ora di visitare la nostra osannata, vituperata, celebre e denigrata
capitale. Anche se il mio proposito all’inizio dei nostri viaggi era un altro e cioè fino che si è
giovani si va in terre lontane, poi quando l’età e magari anche le finanze non lo permettono più,
allora si comincia a visitare sistematicamente casa nostra. Il mio lettore a questo punto dirà che
“el Nobil al scomence a là di rive iù”, e no, miei cari, niente di tutto questo, la verità è che sono
stato costretto a questo viaggio breve, dal mio rapporto di lavoro che purtroppo mi limita nel
tempo i viaggi lontani. E’ ben triste cosa il dover sacrificare sull’altare del lavoro la passione per
l’arte, la storia e i viaggi, ma questo è un altro discorso. 
Decidiamo per il viaggio in treno, cerchiamo di approfittare di tre giorni di festa a S. Giuseppe più
uno di vacanza, fanno quattro, andata di notte in cuccetta, ritorno nel pomeriggio mi rimangono tre
giornate e mezza da trascorrere a Roma.  
Approfitto per avvertire il mio amico Spartaco “romano de Roma”, che passerò a salutare. Questi
non accetta solo il saluto ma verrà a prendermi in stazione e saremo suoi ospiti a pranzo.
Venerdì 16 marzo 1984 
E’ arrivato il giorno della partenza, dopo le solite raccomandazioni di Fidelma a Marco, nostro
figlio ci porta in stazione, vedo nei suoi occhi una leggera tristezza, non certo perché in questi
prossimi giorni dovrà arrangiarsi da solo, ma io so che il suo desiderio è di viaggiare, vedere,
dinamico com’è. (Caro Marco, a suo tempo potrai fare il doppio dei nostri viaggi).
Il treno parte in orario alle 22.06. Troviamo nel nostro scompartimento due simpatiche persone,
sono due romani impiegati al Consolato generale d’Italia a Lugano che rientrano per qualche
giorno a casa loro, così ci danno delle indicazioni utili sul come dividere le poche giornate a nostra
disposizione. 
Approfitta Fidelma per accusare i funzionari del Consolato (esclusi i presenti), di poca voglia di
lavorare. Fra una battuta e l’altra verso le 23.00 ci stendiamo nelle nostre cuccette con della
biancheria bella pulita. Riesco a prender sonno verso le 02.oo
Sabato 17 marzo 1984 
Mi sveglio verso le 7.00, siamo a Orvieto, pioggia e nebbia. Decisamente le condizioni
atmosferiche non sono ideali. I romani, nostri compagni di viaggio, ci giurano che a Roma non
piove mai, e di non preoccuparci. Alle 8.00 arriviamo alla stazione Termini in orario, grande,
moderna e funzionale e sporca non più della Centrale di Milano. Appena arrivati in fondo al
marciapiede, ecco che vediamo il nostro amico Spartaco correrci incontro tutto felice, subito dietro
arriva sua moglie, che fa da autista, felicissimi di averci loro ospiti. Saliamo in auto e attraverso il
traffico caotico romano arriviamo al nostro alloggio: Hotel King, che è di fianco al teatro Sistina,
sulla via omonima. Nonostante stiano terminando certi lavori di riattamento, lo troviamo
accogliente e pulito, il direttore  è un sardo, il Signor Cau, è una persona estremamente gentile.
La nostra camera è al terzo piano e dà su un piccolo giardino, avremo modo poi di constatarne la
sua tranquillità. 
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